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Sergio Paris

sergio paris   TRATTO DAL LIBRO di Sergio Paris

   I Misteri di Ladispoli, 2002

 

(...) Eravamo circa una trentina tra esploratori e lupetti. Armando era il nostro “capo” ed i fratelli Pascarella, assieme a Longone Giuseppe, che erano più grandi di tutti noi erano i responsabili ed i coordinatori del nostro gruppo.
Le nostre escursioni a Torre Flavia erano frequenti, sia per conoscere la flora del nostro litorale, che la fauna acquatica migratoria, che quella stanziale, dove si poteva incontrare la lontra e migliaia di tartarughe acquatiche. Alla torre si poteva entrare dato che il mare non l’aveva ancora isolata dalla terraferma. Il nostro capo pensò di farvi una specie di avamposto per noi ragazzini, così chiese l’autorizzazione al Principe per poter mettere una porta all’entrata esistente.

L’autorizzazione ci fu data, ma intanto il mare cominciò a scavare una specie di fossato tra la torre e la terraferma. Noi esploratori cercammo in tutti i modi di colmare tale fossato con pietre, terra ed altro, ma tutti i nostri sforzi furono vani. Vinse il mare!
Dato che alla torre si praticava la caccia sia agli anatidi che alle quaglie, tortore e a tanti animali migratori, tutti quelli che venivano uccisi e non recuperati, davano vita a nuove piante che nascevano dai semi che portavano nel loro interno e da tante nazioni diverse come la Russia, la Iugoslavia, l’Africa, ecc.
Noi esploratori cercavamo sempre nuove piante e fiori che attorno alla Torre proliferavano, provenienti da ogni parte del mondo migratorio.
Erano i tempi della mia fanciullezza”.
“Anche alla Torre Flavia, man mano che il mare mangiava la costa, venivano alla luce molte rovine di costruzioni romane con pavimenti in mosaico, pezzi di capitelli in marmo, pezzi di statue, reperti in travertino con scritture, monete, chiodi di rame, cocci di vasellame e di anfore, vi trovai anche un pugnale con l’innesto a baionetta che doveva servire per un’azza.

Alla torre si trovarono anche delle condutture di piombo ed in terracotta e quando l’Ente Maremma fece l’aratura di tutta la campagna che si estendeva fi no a Cerveteri, si poteva vedere tutto il percorso dell’acquedotto in terracotta che portava l’acqua in quella zona, dato che con gli aratri, tale acquedotto venne completamente distrutto…

Alla Torre trovai anche due monete attuali, una di Papa Pio VI datata 1782 ed un baiocco di Papa Pio VII del 1802, le trovai quando la Torre era già circondata dal mare, si vede che tali monete erano appartenute ad uno degli ultimi abitanti della Torre Flavia, forse del padre del Conte Gallori che ancora agli inizi del secolo
passava buona parte dell’anno nella Torre che era arredata con magnifici mobili ed alle pareti aveva dei quadri di valore, gli ultimi guardiani della torre sono stati, mio nonno Felice Paris e Sergio Matteini”

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